giovedì, agosto 18, 2005

CIMITERO DI BRION


Nella foto, un particolare del cimitero di Brion progettato da Carlo Scarpa.
Un'opera d'arte che i soliti vandali non riescono a deturpare come di consueto.
Rispetto per il luogo? Chissà.
Mi piacciono i cimiteri, anche quelli piccoli di campagna o di paese.
Quelli di guerra, sterminati e pieni di piccole lapidi tutte uguali, hanno un fascino grafico tutto loro che mi fa spesso dimenticare ciò che sono per davvero: la testimonianza dell'umana stupidità.

2 Comments:

At 23 agosto, 2005 18:43, Anonymous Anonimo said...

Proprio vero, i cimiteri hanno quel qualcosa di speciale che è inspiegabile e allo stesso tempo ci accorgiamo che sono soltanto dei luoghi super artificiali connessi anche con il mondo degli affari: così gretti da far paura.
Grazie a questo post mi hai messo in mente una foto che ho scattato l'anno scorso e non ho potuto evitare di scrivere qualcosa a riguardo. Si trova qui.

 
At 23 agosto, 2005 19:19, Blogger Rubens said...

Vedo che non possiamo resistere entrambi a visitare i cimiteri! :-)
A parte quelli architettonicamente importanti come quello di Brion (stavo facendo il giro di tutte le opere di Carlo Scarpa), adoro visitare i cimiteri: non trovo la cosa malinconica né mi mette a disagio né - purtroppo - mi allieta (non mi piace andare a visitare le tombe dei miei cari perché non concepisco dover andare lì apposta per ricordarmi di loro, tantomeno nei giorni preposti).
I cimiteri che più mi attirano sono quelli dei piccoli paesi, spesso meno contaminati di quelli di città e meno soggetti alla legge dell'ostentazione. Le lapidi riflettono, senza arroganza, le differenze sociali dello stesso paese (il panetterie, il muratore, la maestra di scuola, il ricco, l'uomo di cultura).
Alcuni, come quelli di guerra o quello ebraico a Praga, sono terribili se si pensa a ciò che realmente significano: eppure si resta facilmente distratti dalla tenerezza dei sassolini - i pensieri dei visitatori - o dei piccoli pezzi di carta con delle frasi, spesso di saluto.
Perché lasciare un messaggio a chi non potrà mai leggerlo?
I piccoli gesti d'affetto non hanno mai giustificazioni: si fanno e basta.
La mamma parla col bambino appena nato, lo carezza, gli sorride.
Io a volte sorrido davanti al monitor parlando con un amico che non conosco o carezzo un fiore che sta sbocciando.
Non ha senso chiedersi perché.

 

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