POLLICINO E LE BRICIOLE
Sembra ormai lontanissimo, ma era solo il 27 ottobre quando scrissi nel moleskine queste note che poi non pubblicai:
"Come Pollicino ho raccolto briciole di pane lungo la strada, ma questa volta si tratta di briciole di felicità. Briciole, ma non per questo meno intense o meno importanti, e messe insieme possono fanno un "tanto" che quasi sorprende quando lo si ha davanti. Cazzo, ne ho raccolte così tante? Così tante qualcuno ne ha perse lungo la strada? O le aveva lasciate apposta per me? Fattostà che c'erano, un po' per caso, un po' per gioco ed un po' con intenzione, ed io le ho raccolte. Finiranno all'improvviso o incontrerò il Dispensatore di Briciole?"
Non pubblicai l'intervento perché c'era qualcosa che non mi convinceva nonostante l'immagine delicata, quasi fiabesca di Pollicino e delle briciole: una metafora abbastanza efficace della mia vita in quel periodo. "Briciole di felicità" è tenero e poetico, ma contiene in sé l'idea riduttiva di non poter arrivare alla felicità totale (ammesso che ci si possa arrivare), quasi un arrendersi ad uno stato di fatto negativo e ad una sopravvivenza grazie alle briciole, anche se subito dopo scrivevo "metterle insieme" e "fanno un tanto".
E poi il finale: "finiranno all'improvviso?".
Domanda carina da leggere, ma che implica passività. Ecco quello che non andava: la passività.
Occorre distinguere la raccolta delle briciole lasciate da qualcuno, situazione passiva, dalla situazione dinamica della ricerca della felicità e del fare di tutto per conquistarla, giorno dopo giorno, costi quel che costi.
Rischiando anche di sbagliare e fallire, ma ci si deve provare sempre: la Vita va vissuta.
Vissuta in maniera attiva.
Vissuta con le sue vittorie e le sue sconfitte, ma non si hanno vittorie e sconfitte se non la si vive in maniera attiva e ci si limita a raccogliere le briciole che qualcuno ha lasciato cadere.
"Come Pollicino ho raccolto briciole di pane lungo la strada, ma questa volta si tratta di briciole di felicità. Briciole, ma non per questo meno intense o meno importanti, e messe insieme possono fanno un "tanto" che quasi sorprende quando lo si ha davanti. Cazzo, ne ho raccolte così tante? Così tante qualcuno ne ha perse lungo la strada? O le aveva lasciate apposta per me? Fattostà che c'erano, un po' per caso, un po' per gioco ed un po' con intenzione, ed io le ho raccolte. Finiranno all'improvviso o incontrerò il Dispensatore di Briciole?"
Non pubblicai l'intervento perché c'era qualcosa che non mi convinceva nonostante l'immagine delicata, quasi fiabesca di Pollicino e delle briciole: una metafora abbastanza efficace della mia vita in quel periodo. "Briciole di felicità" è tenero e poetico, ma contiene in sé l'idea riduttiva di non poter arrivare alla felicità totale (ammesso che ci si possa arrivare), quasi un arrendersi ad uno stato di fatto negativo e ad una sopravvivenza grazie alle briciole, anche se subito dopo scrivevo "metterle insieme" e "fanno un tanto".
E poi il finale: "finiranno all'improvviso?".
Domanda carina da leggere, ma che implica passività. Ecco quello che non andava: la passività.
Occorre distinguere la raccolta delle briciole lasciate da qualcuno, situazione passiva, dalla situazione dinamica della ricerca della felicità e del fare di tutto per conquistarla, giorno dopo giorno, costi quel che costi.
Rischiando anche di sbagliare e fallire, ma ci si deve provare sempre: la Vita va vissuta.
Vissuta in maniera attiva.
Vissuta con le sue vittorie e le sue sconfitte, ma non si hanno vittorie e sconfitte se non la si vive in maniera attiva e ci si limita a raccogliere le briciole che qualcuno ha lasciato cadere.
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