mercoledì, dicembre 07, 2005

POLLICINO E LE BRICIOLE

Sembra ormai lontanissimo, ma era solo il 27 ottobre quando scrissi nel moleskine queste note che poi non pubblicai:

"Come Pollicino ho raccolto briciole di pane lungo la strada, ma questa volta si tratta di briciole di felicità. Briciole, ma non per questo meno intense o meno importanti, e messe insieme possono fanno un "tanto" che quasi sorprende quando lo si ha davanti. Cazzo, ne ho raccolte così tante? Così tante qualcuno ne ha perse lungo la strada? O le aveva lasciate apposta per me? Fattostà che c'erano, un po' per caso, un po' per gioco ed un po' con intenzione, ed io le ho raccolte. Finiranno all'improvviso o incontrerò il Dispensatore di Briciole?"

Non pubblicai l'intervento perché c'era qualcosa che non mi convinceva nonostante l'immagine delicata, quasi fiabesca di Pollicino e delle briciole: una metafora abbastanza efficace della mia vita in quel periodo. "Briciole di felicità" è tenero e poetico, ma contiene in sé l'idea riduttiva di non poter arrivare alla felicità totale (ammesso che ci si possa arrivare), quasi un arrendersi ad uno stato di fatto negativo e ad una sopravvivenza grazie alle briciole, anche se subito dopo scrivevo "metterle insieme" e "fanno un tanto".
E poi il finale: "finiranno all'improvviso?".
Domanda carina da leggere, ma che implica passività. Ecco quello che non andava: la passività.
Occorre distinguere la raccolta delle briciole lasciate da qualcuno, situazione passiva, dalla situazione dinamica della ricerca della felicità e del fare di tutto per conquistarla, giorno dopo giorno, costi quel che costi.
Rischiando anche di sbagliare e fallire, ma ci si deve provare sempre: la Vita va vissuta.
Vissuta in maniera attiva.
Vissuta con le sue vittorie e le sue sconfitte, ma non si hanno vittorie e sconfitte se non la si vive in maniera attiva e ci si limita a raccogliere le briciole che qualcuno ha lasciato cadere.